Alla conferenza sul clima di Parigi (COP21), organizzata nel dicembre 2015, 195 paesi hanno sottoscritto il primo accordo vincolante sul cambiamento climatico. L’intesa stabilisce un piano d’azione globale per riportare le emissioni mondiali ad un livello sostenibile ed evitare cambiamenti climatici pericolosi, riducendo il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ° C. L’accordo quadro di Parigi entrerà in vigore il 4 novembre, dopo il superamento (avvenuto mercoledì) della soglia di paesi coinvolti, ottenuto grazie all’impegno di una coalizione di grandi Paesi, responsabili di una quota consistente dell’inquinamento globale, e delle piccole nazioni insulari, sempre più minacciate dall’innalzamento del livello dei mari.
Il Presidente Barack Obama ha accolto la notizia come “un punto di svolta per il nostro pianeta”, mentre il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha descritto il forte sostegno internazionale raccolto dall’accordo come un “avvertimento circa l’urgenza dell’azione”. Katharine Hayhoe, climatologa della Texas Tech University, lo ha definito “un momento di luminosa speranza nel panorama sempre più scoraggiante della scienza del clima.”
Il portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq ha dichiarato Mercoledì che l’Unione Europea e 10 Paesi hanno depositato gli strumenti di ratifica. La percentuale di emissioni che questi Paesi rappresentano ha permesso di superare la soglia del 55 per cento, necessaria perché il trattato entri in vigore.
I 10 paesi sono Austria, Bolivia, Canada, Francia, Germania, Ungheria, Malta, Nepal, Portogallo e Slovacchia.
“Sono lieto di annunciare che oggi l’accordo di Parigi ha superato la seconda e ultima soglia necessaria per l’entrata in vigore, prevista per il 4 novembre 2016,” ha dichiarato Ban dall’Europa. “Lo slancio globale che ha permesso all’accordo di Parigi di entrare in vigore nel 2016 è stato notevole. Quello che una volta sembrava impensabile è ormai inarrestabile.”
L’accordo è effettivo dopo 30 giorni dall’adozione da parte di 55 paesi, che rappresentano più del 55% delle emissioni globali. Sessantadue Paesi lo avevano finora adottato, in rappresentanza di circa il 52% delle emissioni.
Anche se gli obiettivi dell’accordo non sono giuridicamente vincolanti, il trattato richiede ai Paesi firmatari a riportare le proprie emissioni e i progressi relativi al raggiungimento degli obiettivi inseriti nei piani nazionali presentati alle Nazioni Unite. Ai Paesi firmatari viene inoltre richiesto di mantenere tali piani, aggiornandoli ogni cinque anni, e di portare avanti misure utili al raggiungimento degli obiettivi dichiarati.