Euromerci – Dicembre 2014
Daniele Testi, direttore marketing e comunicazione del gruppo Contship Italia, è il presidente della Sos-Log, la prima e unica associazione italiana specializzata nella logistica sostenibile. Sos-Log è nata nel 2005 e ha l’obiettivo, in sintesi, di promuovere una logistica più efficiente e nello stesso tempo più attenta e rispettosa dell’ambiente e della qualità della vita. Sos-Log, della quale è presidente onorario l’economista francese Jean Paul Fitoussi, proprio in occasione del premio Il Logistico dell’Anno ha annunciato la sua adesione ad Assologistica. In quell’occasione abbiamo intervistato Testi.
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UNA PRIMA DOMANDA È D’OBBLIGO: DA COSA DERIVA L’”INCONTRO” TRA SOSLOG E ASSOLOGISTICA?
Intanto da un primo fatto: Assologistica ha recentemente cambiato il proprio statuto, accettando come associato anche chi rappresenta delle imprese, come nel caso di Sos-Log. Poi questa scelta è stata il risultato di una comune riflessione. Oggi, si sta registrando una maggiore attenzione alla sostenibilità, cresce una domanda in questo senso alla quale occorre dare risposte, occorre prestare attenzione. Per farlo è necessario che le associazioni lavorino in stretta sinergia, che mettano insieme le proprie esperienze.
LA SOSTENIBILITÀ È UN TEMA DI MODA, SE NE PARLA MOLTO. IN REALTÀ, NEL SETTORE LOGISTICO, QUALE “SPAZIO”, QUALE INTERESSE STA CREANDO, COSA STA MUOVENDO?
Sottolineo che le società multinazionali su questo terreno hanno fatto negli ultimi anni notevoli passi avanti anche perché la salvaguardia ambientale e la sostenibilità dei processi industriali rientra nei loro piani, è un preciso input che viene dai massimi livelli del management. In Italia non è ancora così, anche perché le dimensioni aziendali sono molto diverse. Da noi riguarda spesso un discorso di facciata, anche se in aziende di medie dimensioni si registrano eccellenze. Generalmente in Italia i processi di sostenibilità partono dall’iniziativa di qualche manager particolarmente attento che fa scattare una “scintilla”. Una “scintilla” che però si va a scontrare con processi consolidati, con il fatto che innovare costa fatica e può comportare rischi. Molti pensano che se da determinati processi si ottengono vantaggi non ci sia alcun bisogno di cambiare e di innovare, a prescindere dalle conseguenze che tali processi hanno sull’ambiente. Comunque, ribadisco che molto si sta muovendo anche in Italia, che l’idea “sostenibile” sta acquisendo una sua forza.
SOS-LOG QUALI AZIONI METTE IN CAMPO PER FARLA AVANZARE?
Il nostro lavoro non è quello di trovare soluzioni alternative, ma piuttosto quello di stimolare un approccio culturale diverso. Le faccio un esempio. Se affrontiamo il tema delle emissioni nocive solo dall’angolazione ambientale, a un industria può anche interessare poco, ma se lo guardiamo sotto l’aspetto del consumo energetico, possiamo trovare per la stessa industria soluzioni energetiche più efficienti che inquinano meno e contemporaneamente abbassano i costi. Lo stesso discorso si può fare per l’intermodalità. C’è una tradizionale “verità” assoluta difficile da superare: il camion inquina di più e il treno di meno. Questo è vero se vengono presi separatamente, ma se si entra in un processo che li accomuna le conclusioni sono diverse. Ad esempio, un camion alimentato a gas liquido naturale, che abbassa il Pm10, le tristemente note polveri sottili, e sulle lunghe distanze lo “combini” con il treno si hanno vantaggi sia ambientali sia economici. Un altro esempio, c’è il dogma del “chilometro zero”, visto come una panacea per l’inquinamento da trasporto. Non è così perché se prendiamo un camion da 30 tonnellate caricato al massimo e lo confrontiamo, sul piano dell’inquinamento, a prescindere dalla classe euro dei mezzi, con un furgoncino che porta dalla campagna beni in città anche per venti chilometri, possiamo scoprire che per singolo chilogrammo trasportato il furgoncino inquina di più. Occorre mettere in moto processi culturali di più ampio respiro che puntino a combinare l’interesse aziendale con la sostenibilità. Per capirci meglio le faccio un altro esempio. La Procter and Gamble fa treni completi ad alta frequenza perché li riempie anche con i prodotti dei propri concorrenti. Abbassa i costi e l’inquinamento, grazie a quella che oggi definiamo “logistica collaborativa”.
SU TALI TEMATICHE CHE IMPRESSIONI HA RICAVATO SEGUENDO IL CONVEGNO CHE SI È SVOLTO IN OCCASIONE DEL PREMIO LOGISTICO DELL’ANNO?
Anche dal dibattito che si è svolto, che ha affrontato vari aspetti, è emersa la convinzione che l’attenzione verso la sostenibilità sia in crescita. Possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno, dicendo che si stanno muovendo meccanismi interessanti, e quello mezzo vuoto, sottolineando che si tratta di fenomeni isolati, oltretutto proiettati molto più all’interno di singole aziende e molto meno a una logica di sistema. Le iniziative si focalizzano essenzialmente solo su leve che sono sotto il diretto controllo di una azienda, questo è insufficiente: occorre interconnettersi, dialogare anche con quelle leve che non si controllano, ma che sono parte interessata e vitale di un sistema. Mancano anche delle linee guida …
SI RIFERISCE AL POTERE PUBBLICO?
Infatti. In Italia, lo Stato su questo tema è molto indietro rispetto ad altri paesi europei. Prima parlavo di carburante a gas naturale liquido. Su questo fronte manca uno specifico provvedimento governativo. Il ministero sta elaborando un piano, ma siamo in netto ritardo in questo settore come in altri della logistica: sui porti attendiamo una riforma da vent’anni, sull’autotrasporto manca una risposta sul dumping degli autisti che vengono dall’est e l’unica trovata è stata quella dei costi minimi adottata con la motivazione della sicurezza stradale, ma in realtà tesa solo alla redditività degli autisti. Secondo la stessa logica per quanto riguarda il gas naturale liquido si guarda più agli interessi mossi dal metano. In Italia prevalgono gli interessi di breve termine, non si guarda al futuro. Questa prassi ha pesantemente condizionato lo sviluppo della logistica e oggi la manifattura in crisi ne sta pagando le conseguenze con un aggravio di costi nella distribuzione. Tornando alla sostenibilità, se la vogliamo sviluppare, certamente dobbiamo cambiare questo modo di pensare e di agire per affrontare seriamente i problemi dello sviluppo futuro.